HURZ – Le Divinità del Sannio

A cura de Il Cuoco delle Menadi, la nostra associazione ha supportato e accolto nei propri spazi esterni e interni un evento molto suggestivo tra rituali e cucina dell’antichità sannita. “Hurz” è uno dei nomi osci con cui i pentri individuavano i cosiddetti orti sacri, aree anche vaste, perimetrate, entro le quali si svolgevano i più significativi riti propiziatori. Puntando sulle risorse naturali e tecniche della associazione, è stato creato un percorso ritualistico nel piccolo giardino forestale associativo, fino al torrente e tra le morge, che consentisse agli ospiti una diretta partecipazione allo spirito dell’iniziativa.

Le divinità che nell’ordine sono state oggetto di rituale, condotti dal presidente de Il Cuoco delle Menadi Pasquale Sarnataro, con l’aiuto delle due sacerdotesse Aurelia e Silvia, sono le seguenti:
– Kerres, Cerere: presso il suo altare, un pugno di grani è stato gettato ai piedi della statuina, poi bagnati con acqua attinta da un catino posto allo scopo, e a seguire fiori sono stati sparsi sulla stessa statuina e infine delle focacce sono state gettate nel fuoco di un braciere votivo;
– Pernai Kerriiai – Pale: presso il suo altare, ciuffi di lana grezza sono stati bagnati nell’acqua di un catino e posti vicino a un disco di legno con incisa la divinità, poi cosparso di tarassaco attinto da un cesto ancillare e infine, con un ramoscello di alloro, il singolo partecipante ha potuto aspergere se stesso;
– Maatuis Kerriuis – Mater Matuta: presso il suo altare, gli ospiti hanno prelevato ortica da un cesto, l’hanno bagnata nell’acqua di un catino votivo e posata vicino alla statuina, dove infine hanno trovato posto anche le focacce fittili prelevate da un altro cesto votivo;
– Patanai Piistinai et Dioniso: presso questo altare, le donne partecipanti hanno a turno preso il corno potorio, ricevuto in esso vino dalla caraffa, versato poi alla base della maschera dionisiaca; gli uomini partecipanti hanno invece preso a turno il ramoscello di issopo già intriso di vino da un recipiente votivo per aspergerlo sulla maschera stessa e poi riposarlo;
– Hereklui Kerriai – Ercole/bove: presso questo altare, gli ospiti hanno prelevato prima malva e poi cicoria da due cesti votivi per spargerle sulla statuina bovina, infine gettando un pezzo di cuore bovino nel fuoco del braciere votivo. Alla fine del rito, i partecipanti sono stati invitati a raccogliere melissa e tenerla con sé;
– Mefitis – Mefite: presso il suo altare, i partecipanti hanno donato la melissa raccolta in precedenza alla statuina a forma di papera, entro la quale è stata versata poi dell’acqua da caraffe ancillari fino a farla strabordare: la statuina è prelevata infine dal conduttore e versata nel torrente, procedendo verso l’altare successivo;
– Iside: presso quest’ultimo altare, gli ospiti hanno ricevuto una caraffa con del latte da versare in una ciotola, poi hanno preso rametti da un cesto, li hanno accesi nel fuoco di un piccolo braciere e li hanno gettati nel torrente, infine suonando a turno un colpo di cimbali conclusivo nei pressi della statuina.

È seguita poi archeocena con una lavorazione alimentare di parte delle essenze adoperate durante la fase ritualistica.